Chiesa Beata Vergine Maria
Verona, Italia

committente:
Parrocchia di Borgo Nuovo

concorso vinto 2006

anno:
2018

 

L’architettura della Chiesa Beata Vergine Maria cerca la trascendenza, desidera oltrepassare gli aspetti più evidenti per far immergere lo sguardo nelle pieghe profonde del senso cristiano delle cose. La Chiesa racconta l'anima di Borgo Nuovo, popoloso quartiere periferico di Verona; propone, con sobrio linguaggio, archetipi architettonici e il recupero di elementi - rosone, campane, immagini sacre - della chiesa che c’era prima, per dare alla nuova una prospettiva storica e alla comunità un riferimento identitario. La pietra d’angolo è il campanile, posto nel luogo più importante del quartiere ad omaggiare Angelo dall’Oca Bianca, artista filantropo e fondatore dello stesso quartiere realizzato negli anni ’30 per dare rifugio ai poveri della città, che si trova sepolto proprio di fronte. Dal campanile si snoda il corpo dell’aula liturgica, volutamente alto in quanto proporzionato alla nuova urbanità, che culmina nel lucernario della zona presbiteriale. Morbide superfici lapidee, cementizie e lignee danno corpo ad un nucleo avvolgente sia in pianta che in alzato, impostato su una pianta a campana in cui l’incurvamento della zona presbiteriale ne rallenta l’impostazione longitudinale. La direzione sull’asse est-ovest (piazza/altare) e resa netta e riconoscibile soprattutto in alzato, mentre sul piano e ibridata con l’asse opposto nord-sud, sul quale e impostato il percorso che va dall’ingresso laterale al fonte battesimale. La luce è principalmente zenitale; entrando nella Chiesa è percepibile l’intensificarsi della luminosità verso l’altare. Nei deambulatori alte e snelle aperture, che caratterizzano i fianchi della Chiesa, permettono alla luce di entrare; le quinte lignee la filtrano e all’interno dell’aula giunge diffusa e pulviscolare creando un’atmosfera atemporale.  La percezione è quella di uno spazio continuo, il cui orientamento è quindi dato dal diverso peso della luce nei vari ambienti, dove ogni elemento - altare, ambone, sede, battistero, programma iconografico - è perfettamente integrato; liturgia e arti sono veicoli attraverso i quali Dio comunica il suo amore all’umanità.

Devo dire che tutto ciò che ho visto e contemplato mi ha aiutato alla realizzazione di quella gioia spirituale, senza la quale non si dà certamente culto Eucaristico: qui sulla terra avete fatto un’anticipazione della “Chiesa dei primogeniti iscritti nei Cieli” (Eb. 12,23); attraverso il vostro tempio siamo trasportati al Dio vivente, Santo ed Eterno.
mons. Antonio Finardi, canonico della Cattedrale di Verona